Come buttare via dieci milioni di euro

La 95 è un’importante linea della rete urbana di Milano, che collega Rogoredo con il quartiere Barona, transitando dalla fermata della metropolitana due di Famagosta.

Un servizio con andamento tangenziale rispetto al centro della città, che potrebbe consentire spostamenti veloci da periferia a periferia, senza bisogno di attraversare il centro e sgravando il carico della linee metropolitane.

Tuttavia, a causa del traffico, questa linea, lunga 8,8 km, ha una velocità d’esercizio estremanente bassa: nelle ore di punta, in direzione Barona, si raggiungono appena gli 8,9 km/h (impiega infatti 59 minuti a compiere l’intero tragitto). Questo ne rende estremamente costosa la gestione e allo stesso tempo la rende estremamente scomoda per i passeggeri.

Il tratto peggiore è quello tra piazzale Chiaradia e Famagosta M2, per un totale di 2,2 km. Per percorrere questa distanza, in direzione Barona, il nostro bus impiega, secondo la programmazione di Atm, nelle ore di maggior traffico 22 minuti. Nella direzione opposta ne impiega invece 16. Insomma, la mattina e la sera la velocità in questo tratto crolla a 6 km/h (salvo maggiori ritardi rispetto a quanto programmato).

Il vero imbuto, in realtà, è in via Giacomo Antonini tra l’intersezione con via Virgilio Ferrari e quella con via Carlo Bazzi. Quest’ultimo incrocio prevede in via Antonini tre corsie di attestamento, di cui due di svolta e una per la prosecuzione verso via Cermenate. Poiché la configurazione non è sufficiente a smaltire il traffico, ne derivano code infinite, che bloccano anche il nostro povero bus.

L’incrocio maledetto

Da notare che già oggi la corsia a destra è più larga di quanto richiesto dal codice della strada, ma comunque non sufficiente a ospitare due file di veicoli. Basterebbe un metro in più per avere una quarta corsia. L’intervento comporterebbe lo spostamento del cordolo centrale per non più di cento metri e di un paio di pali, con un costo che non andrebbe oltre i 150mila euro.

Vediamo ora quali sono gli effetti economici positivi che si produrrebbero. Le corse della 95 in direzione Barona, nelle ore «di punta», cioè quelle più lente, sono 24 in due ore e mezza al mattino e 24 in tre ore alla sera, in totale quindi 48. In via conservativa, ipotizziamo che l’intervento porti come beneficio quello di eguagliare il tempo di percorrenza nel tratto Chiaradia – Famagosta in direzione Barona a quello nella direzione opposta (non soggiogato alle code dell’incrocio).

Il tempo impiegato sarebbe pari a 16 invece che 22 minuti, con un risparmio a corsa pari a 6 minuti. 
Considerando tutte le 48 corse «di punta», si avrebbero minori percorrenze pari a 290 minuti, ovvero quasi 6 ore, e cioè circa 1.200 ore all’anno (escludendo i giorni festivi e il mese di agosto). 

Già questo dato si tradurrebbe in un risparmio di 36mila euro all’anno per i soli costi dei conducenti.
Inoltre, il risparmio di tempo permetterebbe di svolgere il servizio con un autobus (da 18 metri) in meno, con un’ulteriore minor spesa, per ammortamento, di 22mila euro l’anno. Pur tralasciando i minori costi del gasolio, si avrebbe complessivamente un risparmio di 58mila euro l’anno, che consentirebbe di recuperare i costi dell’intervento viabilistico in soli 31 mesi.

I risparmi di gestione e i benefici per i passeggeri

Detto in altri termini: non risolvere il problema porta a spendere inutilmente 580mila euro nell’arco di dieci anni, quali maggiori costi di gestione della linea. Se però vogliamo ampliare il discorso ai benefici sociali complessivi, possiamo considerare anche il minor tempo speso inutilmente dai passeggeri su un mezzo pubblico ingorgato nel traffico. Ipotizzando mediamente 80 passeggeri sulle 48 corse «di punta», che risparmiano sei minuti, abbiamo un beneficio complessivo di 23mila minuti al giorno, ovvero 380 ore.
Si può valorizzare questa minor perdita di tempo in 3.800 euro al giorno, cioè 950.000 euro all’anno, 9,5 milioni in dieci anni.

Tirando le somme, un intervento dal costo una tantum di 150 mila euro, può portare nell’arco di dieci anni a un risparmio di 10 milioni di euro. C’è da pensarci, no?


Milano, 22.10.18