Milano ha bisogno di nuovi parcheggi di interscambio? (Spoiler: NO).

Qualche giorno fa abbiamo parlato del fatto che a Milano non siano necessari, in media, nuovi parcheggi. Se Milano avesse un tasso di motorizzazione come la media delle città europee, allora parcheggi privati, garage, box e autorimesse esistenti sarebbero sufficienti e si potrebbero liberare moltissime strade dalla sosta di superficie.


Ma quello su cui tutti sembrano d'accordo è che a Milano servano comunque più parcheggi di interscambio, perché il problema sono le auto che vengono da fuori.
Anche il presidente di Automobile Club Milano, Geronimo La Russa, che dovrebbe essere un esperto di mobilità, al Forum Milano Sostenibile di novembre del 2020 ha addirittura affermato che "la città metropolitana è più carente di parcheggi di interscambio che di ciclabili!". A parte che non vediamo come sia possibile confrontare quantitativamente delle ciclabili con i parcheggi d'interscambio, è davvero così?

Come sempre ci piace analizzare i numeri. Innanzitutto partiamo dalle auto in ingresso a Milano ogni giorno, che sono circa 500.000. A dire il vero, con l'avvio di AreaB e delle sue telecamere questo numero -già enorme- sembra anche essere sottostimato.
Ma come possiamo visualizzare questa massa di auto che entrano a Milano? Immaginiamo di metterle in coda, in fila indiana, senza quasi spazio fra l'una e l'altra. Ne verrebbe fuori un serpentone continuo lungo 2.500 km (5 metri x 500.000)! Un'unica continua fila di auto che da Trondheim, in Norvegia vicino al Circolo polare artico, percorre tutta l'Europa e arriva fino Milano. Questo lunghissimo serpentone entra ogni giorno a Milano e si disperde nelle sue rete di strade, occupa tutto lo spazio disponibile, legale e non, genera traffico, congestione e inquinamento.

Milano oggi ha 21 parcheggi di interscambio ai margini della città gestiti da ATM, per un totale di 16.000 posti auto circa.
Abbiamo preso in esame gli 11 più grandi, come le strutture di Bisceglie, Famagosta, Lampugnano, Cascina Gobba ecc. e abbiamo visto che, pur essendo multipiano e interrati, occupano circa 350.000 metri quadri di suolo e possono accogliere circa 13.500 auto.

Ora ipotizziamo di prendere per buone le parole del presidente di ACI Milano e che quindi Milano invece di fare piste ciclabili costruisca nuovi parcheggi di interscambio. Anzi, con un grande sforzo la città decide addirittura di raddoppiare la sua dotazione e quindi di trovare almeno altri 350.000 metri quadrati di terreno, più lo spazio per le infrastrutture di accesso e circa 250 milioni di euro per costruire altri 11 enormi parcheggi di interscambio, e così intercettare il traffico di auto all'ingresso.
Possiamo immaginare che ACI Milano, e tutti quanti invocano "parcheggi di interscambio", sarebbero finalmente contenti di fronte a una simile operazione che addirittura raddoppia l'offerta esistente. 

Bene, cosa risolveremmo? Niente. Raddoppiare la dotazione di parcheggi di interscambio esistenti vuol dire intercettare potenzialmente solo il 3% delle auto in ingresso a Milano (15 mila su mezzo milione). Uno sforzo enorme, 250 milioni di euro di spesa, anni di lavoro, consumo di suolo, il doppio dei parcheggi per ridurre del... 3% le auto in ingresso: non se ne accorge nessuno. Uau.

E allora come fare? Come nel resto d'Europa. Il traffico pendolare deve spostarsi dall'auto privata ad autobus, tranvie veloci e linee ferroviarie suburbane. E va favorita l'intermodalità treno+bici. Solo così si può pensare di ridurre il numero di auto in ingresso, non invocando ogni volta i fantomatici "parcheggi di interscambio", che per quanti se ne costruiscano comunque non basteranno mai per avere un qualche effetto visibile sull'enorme massa di auto in entrata in città. Con buona pace dell'ACI Milano e dei loro sostenitori che li usano come alibi per non parlare del vero problema.

Milano, 28.11.21

(articolo originale gruppo fb Genitori Antismog)