M5, se va bene il guadagno è privato, se va male le perdite sono pubbliche

METRO 5: UNA ACQUISIZIONE SBAGLIATA DELLE FS
Levare le castagne dal fuoco di Astaldi. La favola bella del Project Financing
8 febbraio 2017 by Dario Balotta

(Articolo tratto da: http://www.arcipelagomilano.org/archives/45501)


Ha destato una certa sorpresa la recente acquisizione, ben 69 milioni di euro, del controllo della metro 5 di Milano. Ciò ha fatto ancor più scalpore perché in questi giorni è riesploso il grave problema degli 800 metri di curva in galleria tra le stazioni di Zara e di Garibaldi.
Sulla nuovissima linea della metro 5 i binari, a causa dell’usura dovuta al transito dei treni vengono erosi sia i binari che le ruote dei convogli. A meno di due anni dall’apertura della linea, si sono già avuti diversi e costosi interventi di manutenzione (assolutamente anomali rispetto alle caratteristiche tecniche della metro in galleria).

La prima sostituzione dei binari risale, infatti, all’inizio di agosto del 2015, poi nel maggio del 2016 e ora siamo al terzo intervento con la nuova sostituzione dei binari e conseguenti disservizi derivanti della sua chiusura per alcuni giorni.

Ansaldo Breda, Atm, Alstom, Hitachy Rail Italy fanno parte della compagine azionaria della Metro 5 con Astaldi (36,7%), maggiore azionista e mandataria (responsabile del progetto).
La progettazione, la costruzione del manufatto e la posa dei binari sono state realizzate dal costruttore Astaldi, che ha ceduto la sua quota e quindi il controllo alle FS, mentre all’ATM spetta la gestione dei treni e all’Ansaldo la realizzazione del segnalamento del sistema di circolazione. Con questa grave e costosa anomalia, non sorprende tanto che Astaldi abbia messo in vendita la sua quota del 36,7%, ma piuttosto che le FS prontamente si siano precipitate all’acquisto per un non trascurabile prezzo di 69 milioni di euro.

Le FS si sobbarcheranno anche tutti i costi delle controversie contrattuali e i sicuri oneri futuri del cattivo funzionamento dell’infrastruttura. L’acquisizione non ha alcuna logica, visto che l’opera è già stata realizzata con un molto discutibile Project Financing, avrebbe dovuto evitare un apporto di risorse pubbliche molto oneroso, di circa un miliardo di euro. Sembra essere una operazione di facciata per far apparire le FS grandi imprenditori con i soldi pubblici. È la prima volta che nel portafoglio di FS Italiane entra una metropolitana di una grande area urbana, la M5 di Milano. Un altro tentativo è in corso da parte di RFI (gruppo FS) con la rete della Ostia-Roma, che però è stato però impugnato dalla RATP di Parigi. Essa pretende, giustamente, che l’assegnazione venga affidata tramite gara.

Le FS sostengono che queste operazioni rispondano alla strategia del Gruppo finalizzata a creare un sistema di infrastrutture e servizi integrati che facilitino la mobilità collettiva anche nelle grandi città. Dalla metropolitana d’Italia a un nuovo grande progetto per le aree metropolitane, dicono le FS. In realtà le FS, cioè lo Stato, acquistando questa partecipazione, si accollano tutto il rischio dell’opera, come se fosse stata realizzata con un appalto tradizionale. In tal modo si ribalta la logica del ricorso al Project Financing: invece che minimizzare le risorse pubbliche impegnate e non far ricadere l’investimento nel Patto di Stabilità, si salva un privato dal farsi carico di un suo errore di progettazione e di un costo sicuro, spostandolo tramite le FS a carico del bilancio pubblico cioè dello Stato.

Mentre le FS gettano via 69 milioni, rischiano di essere chiusi, ad aprile, 11 km di rete ferroviaria (tranviaria ndr) tra la M3 Comasina e Limbiate perché non si trovano 58 milioni per la ristrutturazione e ammodernamento del materiale rotabile (del 1941). L’authority della sicurezza ferroviaria ha già fatto sapere che mancano i requisiti di sicurezza e quindi ad aprile potrebbe essere chiusa. In realtà i motivi ci sono tutti visto che i 7 tram bloccati (costituiti da 2 motrici e una rimorchiata intermedia) sono stati costruiti nel 1941 e rimodernati nel 1982. In tali precarie condizioni di sicurezza, si muovono sulla linea quasi 7mila pendolari al giorno. Resta inspiegabile, viste anche le continue emergenze ambientali, il motivo di tanta trascuratezza e incertezza nel rilanciare un pezzo di metro-tranvia storica quando l’ammodernamento e i successivi ridotti costi di gestione potrebbero dare un forte contributo allo sviluppo della mobilità sostenibile e della sempre dimenticata rete di trasporto pubblico metropolitano.


10.2.17